La posizione di Pedro Sanchez riguardo al cambio dell’ora
Il presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sanchez, ha recentemente riaperto il discorso sul cambio dell’ora, sottolineando che "spostare le lancette due volte all’anno" non appare più una pratica sensata. Attraverso un video diffuso sulla piattaforma X (ex Twitter), Sanchez ha annunciato che la Spagna intende ufficialmente chiedere all’Unione Europea di abolire questa consuetudine entro il 2026. Questa posizione rappresenta un rilancio della discussione, in vista del prossimo Consiglio europeo, in cui si deciderà il futuro di questa pratica.
Le resistenze e le criticità a livello europeo
Nonostante il Parlamento europeo avesse votato nel 2019 a favore dell’abolizione del cambio dell’ora, l’idea non si è ancora concretizzata. La mancanza di consensus tra gli Stati membri ha ostacolato l’attuazione di questa decisione. Portogallo e Grecia si sono opposti con fermezza, mentre l’Italia ha preferito mantenere lo status quo, evidenziando le difficoltà nel trovare un accordo condiviso su questa tematica.
Le origini storiche e l’evoluzione del cambio dell’ora
L’idea di modificare gli orari per sfruttare meglio la luce naturale risale al 1784, quando Benjamin Franklin suggerì di anticipare l’orario durante l’estate. In Europa, questa pratica fu adottata principalmente durante la Prima guerra mondiale per motivi di risparmio energetico. In Italia, l’introduzione stabile del cambio dell’ora avvenne nel 1966, mentre dal 1980 l’Unione Europea coordinò le normative riguardanti la modifica dell’ora, stabilendo che lo spostamento avvenisse nell’ultima domenica di marzo e di ottobre a partire dal 2001.
Implicazioni energetiche ed ambientali del cambio dell’ora
Secondo i dati forniti da Terna, nel 2024 l’ora legale ha permesso in Italia un risparmio di circa 340 milioni di kWh e un risparmio economico superiore ai 75 milioni di euro. Tra i benefici figurano anche una riduzione di circa 160.000 tonnellate di CO₂. Tuttavia, recenti studi evidenziano come questa pratica possa avere scarsi benefici energetici e può causare disturbi alla salute e ai ritmi biologici.
Vantaggi e problemi legati al sistema attuale
Pedro Sanchez, sostenuto dalla vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera, ha affermato che "la scienza dimostra che il cambio dell’ora" non comporta vantaggi in termini di risparmio energetico e provoca disturbi ai ritmi biologici. Nel 2018, la Commissione europea raccolse le opinioni di circa 4,6 milioni di cittadini, di cui l’84% si espresse a favore di un’abolizione definitiva. La percentuale salì al 93% in Spagna, sottolineando un forte consenso pubblico contro questa pratica.
Per procedere all’abolizione del cambio dell’ora a livello europeo, è necessario ottenere una maggioranza qualificata tra gli Stati membri, che corrisponde alla rappresentanza di almeno 15 paesi su 27 o almeno il 65% della popolazione europea. Questo passaggio richiede l’approvazione sia del Consiglio dell’Unione Europea che del Parlamento europeo.
Domande frequenti sul cambio dell’ora e la proposta di Pedro Sanchez
Pedro Sanchez sostiene che spostare le lancette due volte all’anno non abbia più senso, poiché la scienza evidenzia scarsi benefici energetici e possibili problemi di salute. La sua proposta mira ad ascoltare il forte consenso pubblico e a uniformare le normative a livello europeo.
Nonostante il Parlamento europeo avesse votato nel 2019 per l’abolizione del cambio dell’ora, questa misura non è ancora stata attuata, principalmente a causa della mancanza di consenso tra gli Stati membri, con alcune nazioni come Portogallo e Grecia che si oppongono fermamente.
Secondo dati di Terna, l’ora legale ha comportato risparmi energetici significativi, come 340 milioni di kWh nel 2024, e ha contribuito a ridurre le emissioni di CO₂. Tuttavia, studi recenti mostrano che i benefici energetici sono limitati e che questa pratica può causare problemi di salute e alterazioni nei ritmi biologici.
L’idea di modificare gli orari risale al 1784, con Benjamin Franklin che propose di anticipare l’orario durante l’estate. In Europa, questa pratica fu adottata durante la Prima guerra mondiale per motivi di risparmio energetico e si stabilizzò in Italia nel 1966, con normative europee che la coordinarono a partire dal 2001.
Il sistema attuale provoca disturbi ai ritmi biologici, problemi di salute e difficoltà nella regolazione del sonno. Inoltre, studi scientifici mostrano che il risparmio energetico ottenuto è limitato, portando molti a chiedersi se abbia ancora senso mantenere questa abitudine.
In Europa, circa l’84% dei cittadini che si espressero nel 2018 si manifestarono favorevoli all’abolizione del cambio dell’ora, con una percentuale ancora più alta in Spagna, pari al 93%, indicando un forte desiderio di abbandonare questa pratica.
Per ottenere l’abolizione, è fondamentale raggiungere una maggioranza qualificata tra gli Stati membri, rappresentata da almeno 15 paesi o il 65% della popolazione europea. Questo richiede l’approvazione sia del Consiglio dell’Unione Europea che del Parlamento europeo.
L’abolizione del cambio dell’ora porterebbe a una maggiore stabilità negli orari di sveglia e di sonno, migliorando potenzialmente la qualità della vita, riducendo i disturbi biologici e semplificando la gestione del tempo quotidiano.
Le principali obiezioni riguardano le possibili difficoltà di coordinamento tra gli Stati membri, le resistenze di alcune nazioni come Portogallo e Grecia, e la preoccupazione che il cambiamento possa influire su settori come il trasporto e il commercio internazionale.