Situazione generale e indicatori di miglioramento
Secondo l’ultima relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, allegata al Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), l’Italia staregistrando un significativo calo della dispersione scolastica. Questo progresso collettivo è stato anche confermato dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore.
In particolare, l’indicatore di riferimento, denominato “uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione”, che riguarda la fascia di età 18-24 anni, si attesta al 9,8% nel 2024, rispecchiando l’obiettivo europeo del 10% entro il 2026. Le previsioni indicano che questa percentuale si manterrà stabile fino al 2026, con una lieve riduzione al 9,7% nel 2027 e una stabilizzazione nel 2028, con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 9% entro il 2030.
Differenze territoriali e sfide regionali
Nonostante i progressi a livello nazionale, persistono marcate differenze tra Nord e Sud. Il Mezzogiorno italiano presenta ancora tassi elevati di dispersione scolastica:
- Campania: 13,3%
- Sardegna: 14,5%
- Sicilia: 15,2%
Questi dati, seppur in miglioramento rispetto al passato, continuano a superare la media nazionale. Per affrontare questa criticità, sono stati avviati interventi mirati, tra cui il progetto Agenda Sud, che prevede una crescita significativa delle scuole, da 245 a 600, e un contributo di 150.000 euro per ogni struttura.
Iniziative e risposte regionali
Le azioni specifiche mirano a colmare il gap formativo e favorire l’inclusione sociale nelle aree più svantaggiate. La strategia si concentra su edilizia scolastica, formazione degli insegnanti e servizi di supporto alle famiglie.
Indicatori sociali e il fenomeno NEET
L’ISTAT ha confermato che il numero di giovani NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione) si è ridotto, passando dal 23,7% del 2020 al 15,2% nel 2024. Tuttavia, le disparità regionali sono ancora evidenti, con Calabria (26,2%), Sicilia (25,7%), Campania (24,9%) e Puglia (21,4%) che mostrano tassi superiori alla media.
Inoltre, si osserva una maggiore incidenza tra le donne, con una percentuale del 16,6% rispetto al 13,8% degli uomini.
La crescita della dispersione implicita e le sfide future
Un’altra preoccupazione riguarda la dispersione implicita: studenti che abbandonano la scuola senza aver conseguito un diploma completo o adeguato. Secondo i dati de Il Sole 24 Ore, questa forma di dispersione dovrebbe aumentare dal 6,6% nel 2024 all’8,7% nel 2025, rappresentando un campanello d’allarme sulle effettive qualità del sistema di istruzione secondaria.
Questi dati evidenziano come, pur con progressi importanti, il percorso verso l’obiettivo europeo di riduzione della dispersione scolastica richieda ancora interventi specifici e azioni coordinate, specialmente nelle regioni meridionali.
Domande frequenti sulla dispersione scolastica in Italia
L’Italia sta registrando un significativo calo della dispersione scolastica, avvicinandosi agli obiettivi dell’Unione Europea, con l’indicatore di uscita precoce dal sistema di istruzione che si attesta al 9,8% nel 2024. Tuttavia, persistono importanti disparità territoriali, soprattutto nel Mezzogiorno.
Mentre il Nord mostra tassi di dispersione più bassi, nel Sud, in particolare in Campania, Sardegna e Sicilia, i valori restano elevati, superando spesso la doppia cifra, evidenziando la necessità di interventi mirati per colmare il divario.
Tra le azioni adottate, spicca il progetto Agenda Sud, che ha previsto la creazione di nuove scuole, passando da 245 a 600, e l’assegnazione di finanziamenti di 150.000 euro per ogni struttura, con l’obiettivo di favorire l’inclusione e migliorare le opportunità formative.
Le strategie si concentrano sull’edilizia scolastica, sulla formazione degli insegnanti e sull’offerta di servizi di supporto alle famiglie, cercando di ridurre il divario tra aree svantaggiate e più avanzate attraverso interventi mirati e coordinati.
L’ISTAT riporta che il numero di giovani NEET è diminuito dal 23,7% nel 2020 al 15,2% nel 2024, ma le aree meridionali come Calabria, Sicilia, Campania e Puglia continuano a evidenziare percentuali superiori alla media nazionale, con un’incidenza maggiore tra le donne.
La dispersione implicita riguarda studenti che abbandonano la scuola senza ottenere un diploma completo o adeguato. Se questa tendenza dovesse aumentare, come previsto, potrebbe compromettere la qualità complessiva del sistema educativo, rappresentando una sfida importante per le politiche future.
L’Italia mira a ridurre la tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione al 9% entro il 2030, allineandosi agli obiettivi europei, grazie a politiche educative più efficaci e a interventi regionali mirati.
Il Sud affronta sfide storiche legate a disagio sociale, carenze infrastrutturali e diverse opportunità educative, che rendono più difficile ridurre la dispersione scolastica. Per questo motivo, sono necessari interventi dedicati e di maggiore intensità per colmare il gap con le altre regioni.