None Diventare Insegnanti nel 2023

Come Diventare insegnante: guida pratica

Diventare Insegnanti nel 2023

In Italia non è semplicissimo; quasi ogni anno gli aspiranti insegnanti devono confrontarsi con nuove norme e nuovi decreti che nella maggior parte dei casi stravolgono le regole valide fino a poco tempo prima. Spesso poi le normative vengono diffuse con ritardo e le indiscrezioni che trapelano hanno come unico effetto quello di provocare panico e scompiglio tra chi sogna un giorno di diventare insegnante e sedere dall’altra parte della cattedra.

Abilitazione all'insegnamento: come si consegue
Il primo passo da compiere per poter accedere alla professione di docente è acquisire una abilitazione all'insegnamento. Il possesso di un titolo che abbia valore abilitante per una specifica classe di concorso, infatti, rappresenta il requisito fondamentale per diventare insegnante.

Anche in assenza di abilitazione, comunque, è possibile accedere all’insegnamento: un’interessante alternativa per svolgere la professione di insegnante è quella dell’educazione online. Esistono infatti piattaforme che facilitano l’incontro tra studenti ed insegnanti, registrandosi sulle quali è possibile impartire lezioni online nel proprio ambito di specializzazione. Tra le piattaforme più utilizzate su cui poter insegnare online c’è Preply, che consente di svolgere l’attività anche agli insegnanti non ancora abilitati (è comunque necessario ricevere prima la verifica del proprio profilo sul sito).

Scuola dell’infanzia e scuola primaria

Per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria l’abilitazione si ottiene già attraverso il percorso accademico: la laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria (SFP) è infatti già di per sé abilitante. Per la scuola dell’infanzia vale anche il diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/02 al termine dei corsi triennali iniziati entro l’anno scolastico 1997-1998.

Il corso di laurea in Scienze della formazione primaria è a numero programmato; l’ammissione si svolge ogni anno orientativamente nel mese di settembre e prevede un test di accesso su un programma definito con apposito decreto ministeriale.

Scuola secondaria: dal TFA al FIT all’attuale percorso di formazione iniziale e abilitazione. Come si consegue l’abilitazione dal 2023

Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, a partire dal 2010 l’unico modo per conseguire l’abilitazione era il TFA, Tirocinio Formativo Attivo, un percorso annuale a numero programmato, istituito presso le Università e al quale si poteva accedere solo dopo il conseguimento della laurea magistrale. Al termine del tirocinio formativo attivo si otteneva l’abilitazione ad insegnare per una specifica classe di insegnamento, detta “classe di concorso”.

Gli ultimi ad abilitarsi in questo modo sono stati i “tieffini” del terzo corso (i partecipanti al corso attivato nel 2016). Il Decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 (che dà attuazione alla legge 107 del 2015, “La buona scuola”) aveva infatti previsto un percorso triennale (cosiddetto percorso FIT – Formazione Iniziale e Tirocinio) per gli aspiranti docenti.

La Legge di bilancio 2019 cambiò di nuovo le regole e, dal primo gennaio 2019, ha soppresso il cosiddetto percorso triennale FIT sostituendolo con un concorso abilitante cui segue un percorso annuale di formazione iniziale e prova.

Il decreto legge n. 36 del 2022 (dopo le modifiche della legge di conversione 29 giugno 2022, n. 79) ha, ancora una volta, rivoluzionato il sistema di reclutamento dei docenti e previsto un Modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti:

a) un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale;

b) un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;

c) un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale, e valutazione conclusiva.

Prendere l’abilitazione all’insegnamento all’estero

Considerate le numerose difficoltà per conseguire l’abilitazione all’insegnamento in Italia, negli ultimi anni si è assistito al nascere di numerose agenzie che propongono master a pagamento (i cui costi sono davvero notevoli, tra i 7.000 e i 10.000 euro) e che si ritiene permetterebbero ai laureati italiani di conseguire l’abilitazione alla professione di docente.

Insomma, basterebbe iscriversi a un corso intensivo universitario presso un ateneo di una qualsiasi città romena così da ottenere, nell’arco di pochi mesi, l’abilitazione all’insegnamento.

È bene sottolineare che si tratta di una scorciatoia il cui successo non è affatto assicurato. Non esiste, infatti, un “riconoscimento automatico” dei titoli ottenuti all’estero (la Direttiva 2013/55/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo numero 15 del 2016, prevede infatti la valutazione della formazione attraverso l’analisi comparata dei percorsi formativi previsti nei due Stati membri coinvolti) ed il Ministero è quanto meno “riluttante” a riconoscere tali titoli.

La riforma delle classi di concorso

Ma cosa sono le classi di concorso nella scuola? Con questa espressione vengono indicati i “requisiti accademici utili per poter accedere all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria, sia di primo che di secondo grado”.

Tra le deleghe al Governo previste dalla Legge 107/2015, la Buona Scuola, oltre alla riforma del percorso di formazione e reclutamento, vi era anche la riforma delle classi di concorso, un riordino atteso da molti anni che è stata portato a termine con il Decreto del Presidente della Repubblica del 14 Febbraio 2016, n. 19 e successivamente integrato con il Decreto Ministeriale 9 maggio 2017 n. 259). La riforma ha previsto tre grandi cambiamenti rispetto al passato.

Il concorso a cattedra

Dopo aver conseguito l’abilitazione al termine del percorso universitario di 60 CFU, l’aspirante docente dovrà partecipare a un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale.

Il decreto legge 22 giugno 2023, n. 75, per accelerare lo svolgimento delle procedure di concorso ha previsto nuove modalità di selezione degli aspiranti docenti. Fino al 2026, il concorso a cattedra (sia per la scuola dell’infanzia e primaria, sia per la secondaria) consiste in: una prova scritta basata su quesiti a risposta chiusa, volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico, nonché sull’informatica e sulla lingua inglese; una prova orale nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico.

I concorsi a cattedra straordinari

Quella finora descritta è la modalità ordinaria di reclutamento. Dopo il decreto legge n. 36/2022 e le modifiche del D.L. 75/2023, ad essa si affiancano altre due modalità straordinarie, con carattere derogatorio:

una prima modalità semplificata è riservata a coloro i quali hanno già insegnato presso istituzioni scolastiche statali per almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, nei cinque anni precedenti. In questo caso, è possibile partecipare al concorso senza aver prima concluso la formazione iniziale.

una seconda modalità straordinaria, permette, fino al 31 dicembre 2024, di partecipare al concorso anche a coloro che abbiano maturato 30 CFU o CFA del percorso di formazione iniziale (e non i 60 previsti), a condizione che parte dei crediti stessi siano di tirocinio diretto.

Programmi e testi per il concorso scuola

Rispetto ai precedenti concorsi, le ultime modalità di selezione dei docenti si sono concentrate prevalentemente sulla valutazione delle capacità e delle attitudini dei candidati all’insegnamento e non più sulle sole conoscenze o sulle basi possedute.

I 24 CFU: servono ancora?

Il Decreto legislativo 59/2017, fino alle modifiche apportate dal Decreto legge n. 36/2022, aveva previsto due requisiti per poter partecipare ai concorsi a cattedra: laurea magistrale o a ciclo unico, oppure diploma dell’AFAM, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso; 24 CFU (crediti formativi universitari) o, nel caso di Istituti di Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), 24 CFA (crediti formativi accademici) conseguiti nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche.

Nel nuovo sistema di reclutamento disegnato dal Decreto legge n. 36/2022, i 24 CFU non costituiscono più un requisito per partecipare al concorso nazionale (sono sostituiti dai 60 CFU/CFA che si ottengono al termine del percorso universitario di formazione iniziale).

Le competenze disciplinari

Le competenze disciplinari che ciascun docente deve dimostrare sono elencate (suddivise per classe di concorso) nell’Allegato A del DM n. 95 del 2016.

Come diventare insegnante di religione

L'Intesa del 28 giugno 2012 firmata tra il MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e la Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito i requisiti professionali necessari per insegnare l'Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) nelle scuole italiane a partire dall'anno scolastico 2017-2018.

Nei licei e nelle scuole secondarie di secondo grado, è richiesto il possesso di almeno uno dei seguenti titoli:

  • Titolo accademico (baccalaureato, licenza o dottorato) in teologia o nelle altre discipline ecclesiastiche, conferito da una facoltà approvata dalla Santa Sede
  • Attestato di compimento del regolare corso di studi teologici in un seminario maggiore
  • Laurea magistrale in scienze religiose conseguita presso un istituto superiore di scienze religiose approvato dalla Santa Sede

Nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie, l'insegnamento della religione cattolica può essere impartito da:

  1. Insegnanti in possesso di uno dei titoli richiesti per la scuola secondaria
  2. Sacerdoti, diaconi o religiosi in possesso di qualificazione riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana
  3. Insegnanti della sezione o della classe in possesso di uno specifico master di secondo livello per l'IRC

Il 14 dicembre 2020 è stato firmato l'accordo tra l'allora ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, per avviare il concorso per la copertura dei posti di insegnamento della religione cattolica. Questo concorso era già previsto dall'articolo 1-bis della legge 159/2019, noto come "decreto salva-precari". La data di inizio del concorso era inizialmente prevista entro il 2020, ma è stata successivamente prorogata al 31 dicembre 2021 tramite il Decreto Legge 183/2020.

Come diventare Insegnante ITP

L’Insegnante Tecnico Pratico (ITP) è un docente con competenze tecnico-pratiche cui è affidata la responsabilità delle attività didattiche che si svolgono nei laboratori delle scuole del secondo ciclo. Questo ruolo è fondamentale per garantire agli studenti una formazione pratica e applicata alle materie tecnico-scientifiche.

Fino al 2024/2025, per diventare ITP occorre il diploma di maturità di un istituto tecnico o professionale che attesti le competenze tecniche e pratiche del soggetto. In pratica, è necessario aver frequentato un percorso di studi che fornisca una preparazione tecnico-scientifica di base.

Per sapere quali sono i diplomi validi per partecipare ai concorsi ITP occorre consultare la Tabella B del Decreto del Presidente della Repubblica del 14 Febbraio 2016, n. 19. Questa tabella elenca i diversi diplomi di istruzione tecnica e professionale che sono riconosciuti per l'accesso alla professione di ITP.

Tuttavia, a partire dall'anno scolastico 2024/2025, saranno introdotti nuovi requisiti per diventare ITP. Oltre al diploma di maturità tecnica o professionale, sarà richiesto il possesso di una laurea oppure di un diploma dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica di primo livello. In alternativa, sarà possibile avere un titolo equipollente o equiparato, in coerenza con le classi di concorso vigenti al momento dell'indizione del concorso.

In aggiunta alla laurea o al diploma artistico, sarà necessario aver conseguito almeno 60 CFU (Crediti Formativi Universitari) tramite un percorso universitario e accademico di formazione iniziale. Questi crediti testimoniano la preparazione e la formazione acquisite nel campo dell'istruzione e della didattica.

In sintesi, diventare un Insegnante Tecnico Pratico richiede una solida formazione tecnico-scientifica e, a partire dal 2024/2025, anche una laurea o un diploma artistico e l'acquisizione di almeno 60 CFU. Questi requisiti sono volti a garantire un alto livello di competenze e preparazione per svolgere con successo le attività didattiche nei laboratori delle scuole.

Come insegnare Educazione Motoria nella scuola primaria

Con la legge di bilancio 2022 è stato introdotto il nuovo insegnamento di educazione motoria nella scuola primaria affidata a un docente specifico. Questa innovazione riguarda inizialmente le classi quinte a partire dall'anno scolastico 2022/2023 e successivamente anche le classi quarte a partire dall'anno 2023/2024.

La normativa ha istituito una nuova classe di concorso chiamata "Scienze motorie e sportive nella scuola primaria". Questa classe di concorso è stata creata per garantire un'educazione motoria di qualità ai bambini fin dai primi anni della loro formazione scolastica.

Il Ministero dell'Istruzione ha elaborato una bozza di regolamento del concorso per l'insegnamento delle scienze motorie e sportive nella scuola primaria. Il Consiglio superiore della pubblica Istruzione ha espresso parere favorevole su questo decreto, confermando l'importanza dell'educazione motoria all'interno del curriculum scolastico.

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Quali sono le competenze pedagogiche e psico-pedagogiche trattate nel manuale? +

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Quali sono le competenze richieste per accedere ai concorsi a cattedra? +

Per partecipare ai concorsi a cattedra è richiesta una laurea magistrale o a ciclo unico o un diploma dell'AFAM coerente con le classi di concorso vigenti. È inoltre necessario aver conseguito 24 CFU o 24 CFA nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche.

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