Il declino del secolo passato e l’ascesa del paradigma digitale
Secondo il filosofo Umberto Galimberti, il Novecento rappresenta ormai un capitolo concluso nella storia umana. L’eredità di guerre, confini e nazionalismi, che un tempo dominavano l’immaginario collettivo, si sta affievolendo, lasciando spazio a un nuovo modo di percepire il tempo e l’identità. Le nuove generazioni mostrano di conoscere meno le vicende storiche del passato, perché sono immerse in un’memoria cancellata e in un contesto digitale che ridefinisce il senso di realtà.
Galimberti sottolinea come questa rivoluzione culturale abbia mutato la relazione con il passato, trasformando valori come identità, libertà e verità in concetti meno centrali rispetto a una logica dominata dalla tecnica.
Il passaggio dalla ragione umana alla logica della procedura
Nel percorso storico dell’ocidente, si è passati dalla Natura greca alla Parola di Dio nelle tradizioni religiose, fino alla Ragione moderna. Dal XVII secolo, si sviluppa il metodo scientifico, che emancipa il sapere dalle superstizioni e dalle autorità, guidando la civiltà verso l’emancipazione cognitiva.
Nel XX secolo, tuttavia, assistiamo a un’esplosione della tecnica, che si trasforma da semplice strumento a orizzonte totale della vita quotidiana. Galimberti evidenzia come questa evoluzione abbia portato alla perdita di centralità di valori tradizionali, sostituiti da una logica procedurale caratterizzata da processi meccanici e automatizzati.
La tecnica come nuovo paradigma: dall’autonomia alla dipendenza
La tecnica non è più vista come un strumento al servizio dell’uomo, ma come il centro di un sistema che determina la politica, l’economia e la società intera. Le decisioni vengono subordinate alle logiche di potenza e efficienza, creando una società a-storica e disumanizzata.
Secondo Galimberti, questa rivoluzione rischia di cancellare il legame con la storia e di ridurre la memoria a un insieme di dati procedurali, perdendo così la capacità di narrare e comprendere il passato in modo significativo.
Il decadimento della memoria collettiva e l’assenza di una funzione di guida
Sabotare la memoria storica significa anche eliminare il ruolo della funzione regia della politica, che dovrebbe guidare la società attraverso i valori condivisi. La memoria diventa frammentata, e il passato si riduce a un insieme di ricordi superati, mentre il futuro è percepito come un perfezionamento tecnico senza un senso più profondo.
Filosofi come Heidegger e Anders illustrano questa condizione, affermando che l’uomo si trasforma nel "pastore delle macchine" e che lo sradicamento dall’umano è già in atto, con la tecnica che si autoperpetua senza una direzione etica.
La frammentazione del tempo e le conseguenze etiche
Il tempo si disgrega in frammenti tra passato "superato" e futuro ridotto a perfezionamento meccanico. In questa visione, l’individuo si trova spaesato, privo di strumenti adeguati per comprendere e valorizzare la propria storia.
In conclusione, secondo Galimberti, è compito delle nuove generazioni ri-definire il rapporto tra memoria, identità e progresso, in un contesto in cui la tecnica ha ripensato e spesso rivoluzionato i valori tradizionali, cancellando la storia come spazio di senso condiviso.
Domande Frequenti sulla memoria cancellata dalla tecnica nel XXI secolo secondo Umberto Galimberti
Galimberti sottolinea che, nel XXI secolo, la percezione del passato si è trasformata a causa della predominanza della tecnica e del digitale, portando a una memoria collettiva frammentata e a una perdita del senso storico condiviso. Questa rivoluzione culturale ha ridotto il passato a dati procedurali, lasciando emergere una memoria cancellata e una perdita di identità storica.
Secondo Galimberti, la tecnica ha spostato il focus dalla memoria come strumento di narrazione e identità, a un sistema automatizzato e privo di funzione etica. La memoria viene ridotta a un insieme di dati e processi meccanici, cancellando la capacità di raccontare e comprendere il passato in modo significativo.
Galimberti avverte che questa perdita può portare a una società a-storica, senza un senso condiviso del passato, con decisioni guidate esclusivamente da logiche di potenza ed efficienza, e con un crescente distacco dall’etica e dalla funzione regia della politica.
Galimberti evidenzia che il tempo si frammenta tra un passato "superato" e un futuro ridotto a perfezionamento meccanico, lasciando l’individuo spaesato e disorientato, incapace di valorizzare la propria storia e di percepire un senso unitario del tempo.
Galimberti afferma che la funzione regia della politica è fondamentale per guidare la società e mantenere un senso condiviso del passato. La perdita di questa funzione, incontrata con la cancellazione della memoria storica, porta a una società senza punti di riferimento e senza storia condivisa.
Tali filosofi sostengono che l’uomo si trasforma nel "pastore delle macchine" e che lo sradicamento dall’umano sia già in atto, con la tecnica che perpetua sé stessa senza considerazioni etiche, portando a una perdita dell’autenticità umana e della funzione etica del rapporto con la tecnica.
Galimberti evidenzia che la frammentazione del tempo e della memoria porta a una perdita di senso etico, in cui l’individuo e la società si trovano privi di strumenti per riconoscere e valutare le proprie azioni nel contesto storico, favorendo comportamenti meccanici e disumanizzanti.
Galimberti invita le nuove generazioni a ri-definire il rapporto con la memoria, riconoscendo l’importanza di un senso condiviso del passato e di valori etici che possono essere recuperati e valorizzati attraverso una riflessione critica sul ruolo della tecnica e sulla storia come spazio di senso.
Galimberti sostiene che la tecnica, attraverso la sua logica automatizzata e procedurale, ha limitato la capacità di narrare il passato in modo significativo, riducendo la storia a dati e processi privi di spirito narrativo, con il rischio di annullare la funzione della memoria come spazio di senso condiviso.
Galimberti evidenzia che la tecnologia, con il suo approccio mechanical e automatizzato, favorisce la frammentazione del tempo e la cancellazione della memoria storica, lasciando spazio a una società che perde il suo senso di continuità e di identità collettiva.