CHI: La psicologa Marika Balsamo, esperta in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
COSA: Intervista sul divieto di smartphone a scuola, tra normative e gestione psicologica dei giovani
QUANDO: Pubblicazione attuale, con riferimenti normativi aggiornati a giugno 2023
DOVE: In ambito scolastico italiano, con esempi e pratiche nelle scuole siciliane
PERCHÉ: Per approfondire come educare al digitale senza creare oppositività, favorendo l’autonomia e il benessere dei ragazzi.
Il contesto normativo e le sfide psicologiche
Il contesto normativo e le sfide psicologiche
Il divieto di usare gli smartphone in classe, introdotto tramite decreto ministeriale aggiornato a giugno, rappresenta una questione cruciale per l’educazione digitale nelle scuole italiane. La normativa mira a limitare le distrazioni e favorire l’apprendimento, ma solleva anche difficoltà legate alla gestione delle emozioni e dei malesseri degli studenti. La sfida non è solo nel restrizione, bensì nel trovare un equilibrio tra regole chiare e una pedagogia che insegni l’uso responsabile delle tecnologie. La repressione può creare opposizione e frustrazione, mentre un approccio educativo mira a sviluppare competenze di autonomia, consapevolezza e responsabilità nel mondo digitale.
Secondo la psicologa Balsamo, intervenuta in un’intervista recentissima, «Proibire senza educare potrebbe generare oppositività tra gli studenti. È fondamentale, quindi, adottare strategie che coinvolgano attivamente i ragazzi nell’apprendimento dell’uso consapevole degli smartphone». La professionista sottolinea come un semplice divieto non possa essere efficace se non accompagnato da programmi educativi mirati che affrontino le sfide psicologiche e comportamentali legate all’uso online. L’obiettivo è promuovere un’identità digitale sana, in cui i giovani imparino a riconoscere i rischi e a sviluppare strumenti di autoregolazione. La psicologa evidenzia che l’approccio educativo permette di ridurre l’ansia e l’insicurezza legate all’uso della tecnologia, favorendo un ambiente scolastico più sereno e inclusivo. È importante, dunque, investire risorse in formazione per docenti e studenti, affinché si sviluppi una cultura digitale basata sulla responsabilità, sulla comprensione e sul rispetto reciproco. Solo così si può affrontare efficacemente la delicatezza del tema, prevenendo comportamenti oppositivi e favorendo un sano crescita digitale.
Le difficoltà psicologiche legate al divieto
Secondo la psicologa Balsamo, un proibizionismo totale rischia di innescare fenomeni di reattanza psicologica, ovvero comportamenti di opposizione alle regole quando si percepiscono come ingiuste o eccessive. Lo smartphone rappresenta più di un oggetto: è un tramite tra l’individuo e il suo mondo sociale, una via di comunicazione fondamentale. Quando si prova a eliminarlo di punto in bianco, i giovani possono manifestare ansia, malessere e il fenomeno FOMO, cioè la paura di perdere le connessioni sociali. Quindi, gestire il divieto richiede sensibilità e strategie mirate, senza ricorrere solo alla repressione.
Come gestire l’autonomia digitale in classe
Negli anni 2000, la gestione delle emozioni legate all’uso delle tecnologie era più naturale, grazie a tempi di attesa e modalità di comunicazione più lente. Oggi, la crescita costante della tecnologia impone un’educazione più consapevole e meno severa. È importante spiegare agli studenti il perché delle regole e proporre alternative coinvolgenti, come attività interattive o didattiche che stimolino l’interesse. Questo approccio favorisce una relazione più positiva con le regole e aiuta i ragazzi a sviluppare un rapporto maturo con il digitale, senza sentirsi oppressi.
Sezione: Educare al digitale, non proibire
Secondo la psicologa Balsamo, è fondamentale sviluppare un approccio pedagogico che metta al centro l'educazione al digitale piuttosto che la semplice imposizione di divieti. L'idea di proibire lo smartphone a scuola senza un'adeguata formazione può generare effetti negativi come l'opposizione dei ragazzi e il senso di confusione sull'uso corretto di queste tecnologie. Un dialogo aperto, in cui si spiega ai giovani i rischi e le opportunità legate all'uso del digitale, permette di instaurare un rapporto di fiducia e di collaborazione tra studenti e insegnanti. Inoltre, l'educazione al digitale dovrebbe includere attività pratiche che illustrino come riconoscere informazioni false, proteggersi dai cyberbullismo e comprendere le modalità di funzionamento degli algoritmi. Questa approccio permette ai giovani di diventare utenti consapevoli e responsabili, capaci di utilizzare correttamente gli strumenti digitali e di adattarsi alle sfide di un mondo sempre più connesso. Solo attraverso un percorso di formazione e di confronto si può favorire una cultura digitale sostenibile, che promuove la responsabilità e il rispetto reciproco, evitando l’opposizione e creando un ambiente scolastico più sano e collaborativo.
I rischi di un approccio esclusivamente repressivo
Un sistema che si limiti a vietare senza attività di educazione rischia di alimentare comportamenti evasivi come il binge-eating digitale. La mancanza di competenze critiche può portare i giovani a non riconoscere bufale, manipolazioni o a subire cyberbullismo. Per evitare tutto ciò, è fondamentale integrare nel percorso scolastico attività che sviluppino alfabetizzazione digitale e pensiero critico, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali già sperimentati in altri contesti internazionali.
Costruire un’educazione digitale consapevole
Per un’educazione efficace, occorre passare da un modello comportamentale a uno metacognitivo, stimolando i ragazzi a riflettere sui propri pensieri e sentimenti riguardo all’uso del digitale. Laboratori di mindfulness e analisi critica dei social sono esempi di strumenti utili. Inoltre, la peer education, cioè la formazione di studenti più grandi come educatori digitali, favorisce un apprendimento più autentico e relazioni più equilibrate tra coetanei.
Il ruolo delle relazioni e dell’identità digitale
Secondo Luciano Floridi, vivo in una condizione di "onlife", in cui il profilo social diventa parte integrante dell’identità dell’adolescente. Lo schermo può rappresentare uno scudo protettivo per chi è timido o ansioso. Limitare l’uso in classe aiuta a valorizzare l’interazione faccia a faccia, fondamentale per leggere il linguaggio non verbale e sviluppare empatia. L’equilibrio tra reale e virtuale è essenziale per una crescita sana e consapevole.
Segnali di dipendenza e strumenti di intervento
Gli insegnanti devono monitorare non solo il tempo trascorso con lo smartphone, ma anche segnali come irritabilità, isolamento o calo delle prestazioni scolastiche, che possono indicare dipendenza o problemi psicologici più complessi. Collaborare con famiglie, promuovere attività sportive e offrire sportelli di ascolto sono strategie utili per affrontare comportamenti che potrebbero dipendere da un uso eccessivo del digitale, favorendo il benessere complessivo degli studenti.
FAQs
Divieto di smartphone a scuola: la psicologa Balsamo sull'educazione digitale
Secondo la psicologa Balsamo, una repressione senza un approccio pedagogico può provocare resistenza tra gli studenti e aumentare comportamenti oppositivi, rendendo meno efficace il divieto.
Balsamo suggerisce di coinvolgere attivamente gli studenti in programmi educativi che insegnino l’uso responsabile del digitale, favorendo l’autonomia e la consapevolezza.
Il divieto totale può generare ansia, malessere e fenomeni come la FOMO, poiché i giovani percepiscono lo smartphone come un elemento chiave della loro comunicazione sociale.
Le sfide includono la gestione delle reazioni di opposizione e ansia, oltre alla necessità di bilanciare il rispetto delle regole con un’educazione all’uso consapevole dello strumento.
Promuovendo attività di alfabetizzazione digitale, come il riconoscimento di bufale e il cyberbullying, si sviluppano competenze critiche che aiutano i ragazzi a usare il digitale in modo responsabile.
L’educazione promuove competenze di autoregolazione e responsabilità, riducendo la resistenza e favorendo un uso consapevole e positivo del digitale tra i giovani.
Un approccio repressivo può portare a comportamenti evasivi, mancanza di competenze critiche e difficoltà a riconoscere rischi online, aumentando la vulnerabilità dei giovani.
La formazione tra pari permette agli studenti di condividere esperienze, rafforzare competenze critiche e creare un ambiente di apprendimento più autentico e collaborativo.