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La dura realtà di un’insegnante precaria: 700 km a settimana per lavorare tra spese e incertezze professionali

La dura realtà di un’insegnante precaria: 700 km a settimana per lavorare tra spese e incertezze professionali

Le sfide quotidiane di una docente in condizioni precarie

Una docente precaria di 44 anni, residente a Matera, ha condiviso la propria esperienza nei mesi recenti, evidenziando le difficoltà di chi lavora con contratti temporanei e spostamenti intensi. La sua routine prevede di percorrere circa 700 chilometri settimanali tra vari plessi scolastici della Basilicata, affrontando costi elevati di benzina e un lavoro che si svolge tra molte incertezze.

I costi del trasporto e la gestione della vita familiare

Nelle sue parole, emerge come le spese di trasporto incidano significativamente sul suo salario: tra 400 e 450 euro settimanali vengono spesi in benzina, che rappresentano quasi un terzo del reddito mensile. La mancanza di alternative più economiche, come mezzi pubblici o sedi più vicine, obbliga la docente a sostenere questi costi elevati, nonostante ciò comprometta la stabilità finanziaria. Inoltre, deve affrontare spese per baby-sitter, fondamentali visto che entrambi i genitori lavorano senza il supporto di familiari nelle vicinanze.

Investimenti per la formazione e il permanere nella professione

Per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, ha investito circa 2.500 euro in un corso a Potenza, sostenendo inoltre spese di viaggio che si sono aggiunte ai costi complessivi. Questa formazione è stata fondamentale, secondo la stessa insegnante, per mantenere il suo posto di lavoro: senz’altro sarebbe stata costretta a lasciare se non avesse ottenuto quella certificazione.

La situazione attuale: incarichi e incertezza permanente

Attualmente, la docente si occupa di un incarico di 18 ore complessive tra Tricarico e Matera, fino al 30 giugno. Sebbene questa suddivisione renda un po’ più gestibile la sua organizzazione, la situazione rimane precaria, perché ogni anno si torna a ricominciare da zero con istituti e orari diversi, senza un sistema centrale efficace che garantisca stabilità e meno stress.

Percezione sociale e criticità del sistema scolastico

Secondo analisi di esperti come la rivista Tecnica della Scuola, la figura dell’insegnante oggi è fortemente svalutata: considerata un semplice dipendente statale, con poche possibilità di riconoscimenti economici e poco rispetto. La professione, infatti, si è ulteriormente deprezzata in seguito a riforme ripetute e a uno stipendio ormai insufficiente rispetto alle responsabilità sempre più gravose.

Riforme sul reclutamento e il precariato strutturale

Negli ultimi tre decenni, sono state introdotte 13 riforme dedicate al reclutamento degli insegnanti, spesso legate a graduatorie temporanee e contorte procedure di assunzione. Questi cambiamenti hanno radicato un sistema di precariato endemico, che rende difficile un percorso professionale stabile. La segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, sottolinea l’importanza di garantire ai precari formazione gratuita e diritti certi.

Comparazione tra stipendi storici e attuali

Se si considera l’evoluzione degli stipendi dei docenti dal 1997 al 2023, si nota un quadro di sostanziale stagnazione reale. Nel 1997, un insegnante percepiva circa 2.243.000 lire lordo mensili (che equivalgono a circa 1.16 milioni di euro attuali), con più della metà della paga impegnata nelle spese di vita. Oggi, invece, lo stipendio lordo si aggira intorno a 2.290 euro, ma i costi personali e la burocrazia minano la capacità di risparmio e di valorizzazione professionale.

La perdita di autorevolezza e le sfide del ruolo docente

Tra responsabilità crescenti, formazione continua e gestione delle relazioni con studenti e famiglie, l’autorevolezza degli insegnanti ha subito un forte declino: il recente incremento di 133 aggressioni tra il 2023 e il 2024 evidenzia quanto la professione sia sotto pressione. Specialisti come Daniele Novara suggeriscono che per recuperare prestigio occorra investire in formazione di qualità, semplificare le procedure burocratiche e rafforzare il dialogo con le famiglie, affinché il ruolo di insegnante possa riacquistare rispetto e stima sociale.

In sintesi, l’esperienza di questa docente mette in luce le criticità di un sistema di istruzione che fatica a riconoscere e valorizzare adeguatamente l’impegno quotidiano degli insegnanti precari, e che necessita di profonde riforme per migliorare le condizioni lavorative e il rispetto sociale.

FAQ sulla vita di un'insegnante precaria che percorre 700 km a settimana

Quali sono le principali difficoltà di una docente precaria che percorre circa 700 km a settimana? +

Le principali difficoltà includono lunghe ore di viaggio generando costi elevati di benzina, incertezza sul futuro contrattuale, gestione famigliare con poche risorse, e il sacrificio personale di rientrare a casa solo a tarda sera, spesso alle 10 di sera. Questi elementi contribuiscono a stress e insicurezza economica e professionale.


Quanto spende mediamente una docente precaria in benzina ogni settimana? +

In media, una docente precaria può spendere tra i 400 e i 450 euro settimanali in benzina, una cifra che rappresenta quasi un terzo del suo reddito mensile, rendendo difficile mantenere una stabilità finanziaria.


Perché una docente deve sostenere spese così elevate per il trasporto? +

Poiché le sedi di insegnamento sono spesso lontane tra loro e le alternative come i mezzi pubblici risultano meno convenienti o impraticabili, la docente è costretta a sostenere questi costi elevati di viaggio, compromettendo la sua stabilità economica e il benessere familiare.


Qual è stato l'investimento della docente per ottenere l’abilitazione all’insegnamento? +

Ha sostenuto un corso a Potenza per circa 2.500 euro, anche affrontando spese di viaggio addizionali. Questa formazione si è rivelata fondamentale per ottenere l’abilitazione e mantenere il suo posto di lavoro; senza di essa, avrebbe rischiato di perdere l’incarico.


Qual è la situazione lavorativa attuale di questa docente? +

Attualmente, svolge un incarico di circa 18 ore distribuite tra Tricarico e Matera, fino al 30 giugno. Questa suddivisione rende il suo lavoro più gestibile, ma la condizione resta precaria, poiché ogni anno si ricomincia da zero con nuovi orari e istituti, senza un sistema stabile di tutela.


Come percepisce la società il ruolo dell'insegnante precario? +

Secondo esperti e analisi come quelle della rivista Tecnica della Scuola, gli insegnanti precari sono spesso svalutati, considerati semplici dipendenti statali con scarsi riconoscimenti economici e poca stima sociale. Questa percezione conduce a una diminuzione dell’autorevolezza e al senso di insoddisfazione professionale.


Quali sono le riforme più significative sul reclutamento degli insegnanti negli ultimi decenni? +

Negli ultimi trenta anni sono state introdotte 13 riforme, spesso caratterizzate da graduatorie temporanee e procedure complesse di assunzione, che hanno consolidato un sistema di precariato strutturale e difficoltà a sviluppare un percorso professionale stabile per gli insegnanti.


Come si confrontano gli stipendi degli insegnanti di oggi con quelli di 20-30 anni fa? +

Se confrontiamo gli stipendi, notiamo una sostanziale stagnazione: nel 1997 un insegnante percepiva circa 2.243.000 lire mensili, equivalenti a circa 1.16 milioni di euro attuali, con una evidenza di spese elevate. Oggi, invece, lo stipendio lordo si aggira intorno ai 2.290 euro, ma i costi crescenti e la burocrazia limitano le possibilità di risparmio e valorizzazione del ruolo.


Quali sono le principali cause della perdita di autorevolezza degli insegnanti? +

Le cause principali comprendono responsabilità crescenti, formazione continua, gestione delle relazioni con studenti e famiglie, e una percezione sociale di svalutazione. Questi fattori, unitamente all’aumento delle aggressioni, contribuiscono al deteriorarsi del ruolo e della stima verso gli insegnanti.


Cosa suggeriscono gli esperti per migliorare la condizione degli insegnanti precari? +

Gli esperti, come Daniele Novara, suggeriscono di investire in formazione di qualità, semplificare le procedure burocratiche e rafforzare il dialogo con le famiglie, elementi necessari per restituire prestigio e riconoscimento alla professione docente, e dunque migliorare le condizioni dei precari.

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