Le opinioni di Paolo Crepet sull’educazione e l’intelligenza artificiale
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha recentemente espresso parole critiche riguardo al sistema scolastico e all’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nel percorso formativo dei giovani. In un’intervista a Il Resto del Carlino, Crepet ha sollevato interrogativi sulla direzione dell’educazione moderna, evidenziando come l’uso di strumenti di IA possa modificare profondamente il rapporto tra studenti e scuola.
Domande provocatorie sulla crescita e l’apprendimento
- “Siamo sicuri di essere sulla strada giusta per favorire la crescita dei ragazzi?”
- “Perché i giovani non possono più dipingersi addosso, giocare nei cortili o costruire macchine?” Oggi molte attività si svolgono tramite telefonini e dispositivi digitali.
Il ruolo dell’IA nella formazione autonoma
Secondo Crepet, se un ragazzo può utilizzare chatbot e altre tecnologie di artificial intelligence per creare una formazione personalizzata, potrebbe sembrare che le nozioni acquisite in classe diventino meno essenziali. Egli afferma che:
“Se tutto possiamo farlo dal salotto di casa, in pigiama, lo faremo.”
La centralità del contatto umano
Lo specialista sottolinea che la vera formazione si basa direttamente sull’incontro e sul confronto umano. Crepet crede ancora nel valore di un touch umano, come una carezza, e considera essenziale lasciare ai giovani lo spazio del gioco libero e della crescita autonoma, senza eccessivi controlli:
“L’IA non può sostituire la relazione interpersonale. Il volere sapere sempre dove si trovi mio figlio è un egocentrismo dei genitori, un ipercontrollo dannoso per lo sviluppo del ragazzo.”
Il dibattito sull’uso dell’IA nelle scuole e i rischi connessi
Intelligenza artificiale e sostituzione del ruolo docente
Uno dei temi più discussi riguarda la possibilità che strumenti come ChatGPT possano sostituire gli insegnanti. Tuttavia, questa prospettiva è più spesso vista come una paura legata all’avanzamento tecnologico piuttosto che una realtà imminente.
Formazione e competenze del personale scolastico
Attualmente, molte scuole europee hanno già inserito strumenti di IA, ma i docenti spesso si sentono poco preparati. Uno studio di GoStudent rivela che il 75% dei docenti non ha ancora ricevuto una formazione specifica sull’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, il 71% pensa che l’accesso a questi strumenti vada regolamentato, senza abolirli del tutto.
Le sfide etiche e l’uso improprio da parte degli studenti
Più della metà degli insegnanti utilizza regolarmente l’IA in didattica. Supporta la progettazione delle attività e il lavoro di relazione, ma si riscontrano anche casi di uso improprio, come attività di copying. Un esempio pratico è quello di Giovanni Morello, insegnante di lettere:
“Gli studenti propongono elaborati di alto livello che non rispecchiano le loro reali capacità. La verifica orale rimane fondamentale per valutare davvero le competenze e smascherare attività di cheating.”
Competenze digitali e formazione ancora insufficiente
Il rapporto “Generazione AI. La nuova sfida della scuola” prodotto dal think tank Tortuga e Yellow Tech evidenzia che l’87% dei docenti si sente impreparato a gestire l’IA. La formazione rappresenta quindi uno degli aspetti critici da migliorare.
Normative e linee guida ufficiali per l’integrazione dell’IA nelle scuole
Le direttive del Decreto Ministeriale
Con il Decreto Ministeriale n. 166 del 9 agosto 2025, l’Italia ha stabilito le principi etici e i requisiti tecnici per l’introduzione dell’intelligenza artificiale negli istituti scolastici. Pubblicate a settembre dello stesso anno, queste linee guida puntano a promuovere un’IA responsabile, affidabile e allineata ai valori europei.
Obiettivi principali delle linee guida
- Assicurare rispetto delle normative sulla protezione dei dati
- Favorire l’utilizzo consapevole e uniforme degli strumenti di IA
- Accrescere la conoscenza di opportunità e rischi tra tutti gli attori scolastici
Prospettive e dati sull’utilizzo dell’IA in ambito educativo
Un’indagine dell’INDIRE ha coinvolto 1.800 docenti italiani, evidenziando che:
- Il 52,4% usa regolarmente strumenti di IA
- Il 10% la impiega come supporto a studenti con difficoltà
- Il 56,7% la utilizza per elaborare relazioni e progetti
- Il 21,5% la sfrutta per scrivere verbali di riunioni
La testimonianza di un docente sull’uso dell’IA in classe
Giovanni Morello, insegnante di scuola secondaria di primo grado, sottolinea:
“Gli studenti usano l’IA anche per copiare, ma si capisce subito. La verifica orale è essenziale: chiedere loro di spiegare e motivare il loro elaborato permette di valutare davvero le competenze e evitare trucchetti.”
Le sfide di una scuola ancora poco pronta
Il rapporto “Generazione AI” evidenzia come spesso l’uso dell’IA si limiti a calcoli semplici, lasciando margine di miglioramento nelle competenze di comprensione e ragionamento più complesso. La formazione del personale docente rappresenta la priorità per un’efficace integrazione.
Questioni etiche e visioni future
Il filosofo Aluisi Tosolini evidenzia come l’impiego dell’IA possa rappresentare una minaccia o un’opportunità a seconda di come viene gestita. La chiave del successo sarà saper integrare queste tecnologie nel processo educativo, mantenendo un focus centrato sull’essere umano.
Domande frequenti su Crepet e l’uso dell’IA nella formazione scolastica
Crepet sostiene che se i giovani possono facilmente costruire la propria formazione utilizzando chat di IA e altre tecnologie, la funzione tradizionale della scuola potrebbe essere messa in discussione. Tuttavia, egli sottolinea l’importanza del rapporto umano e della relazione educativa, rimanendo convinto che l'interazione personale sia insostituibile.
Non necessariamente. Crepet suggerisce che le competenze tradizionali devono evolversi, integrando capacità di ragionamento, analisi critica e confronto umano, che sono difficili da sostituire con l’IA. La scuola può dunque diventare un luogo di valorizzazione di queste competenze essenziali.
Crepet vede l’insegnamento tradizionale come fondamentale per trasmettere valori, etica e socialità, elementi che difficilmente si imparano solo attraverso l’uso di strumenti digitali. L’IA può essere un supporto, ma non sostituire la funzione educativa umana.
Crepet è critico su questa idea: pur riconoscendo la possibilità di apprendere autonomamente con l’IA, evidenzia come la scuola offra incontri, stimoli e capacità di confronto che non si limiti ad acquisire nozioni, ma a sviluppare opinioni e senso critico.
Crepet riconosce che l’IA può personalizzare i percorsi di studio, offrendo strumenti adattivi alle esigenze di ogni studente e facilitando l’apprendimento autonomo, purché venga accompagnata da una guida umana che favorisca l’interazione e la riflessione critica.
Crepet avverte che un uso eccessivo dell’IA può portare a una perdita di capacità critiche, a una dipendenza tecnologica e a un’elusione delle responsabilità nella valutazione delle competenze, sottolineando l’importanza di un uso consapevole e regolamentato.
Crepet suggerisce che la chiave sia mantenere equilibrio tra tecnologie e relazione personale, utilizzando l’IA come supporto agli aspetti didattici e dedicando tempo prioritario alle interazioni sociali, criminalmente insostituibili.
Crepet insiste sull’importanza di aggiornare e formare continuamente gli insegnanti, affinché possano integrare efficacemente le tecnologie di IA nella didattica, valorizzando tanto le competenze digitali quanto quelle relazionali e pedagogiche.
Secondo Crepet, l’IA ha il potenziale di migliorare l’educazione se accompagnata da formazione adeguata, regolamentazione e attenzione al valore umano. Diversamente, rischia di ridurre l’esperienza educativa a meri processi tecnici.
Crepet immagina un futuro in cui l’educazione combina l’efficacia delle tecnologie digitali con il valore imprescindibile delle relazioni umane, ponendo al centro lo sviluppo integrale dell’individuo e mantenendo saldo il ruolo dell’empatia, della creatività e del confronto diretto.