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L'educazione sessuale nelle scuole italiane: tra divieti, dibattiti e modelli internazionali

Globo geografico con barchette e casette giocattolo, metafora per l'educazione sessuale globale e modelli internazionali a scuola

Introduzione alle normative attuali e alle prospettive future

Negli ultimi mesi, l’Italia si è trovata al centro di un vivace dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole. Con l’approvazione di un emendamento al Disegno di Legge (Ddl) Valditara, vengono introdotti divieti specifici riguardo alla discussione di tematiche sessuali con figure esterne, a partire dalla scuola dell’infanzia e fino alle medie. Questa decisione ha suscitato numerose critiche e riflessioni sul ruolo di una materia dedicata all’educazione sessuale e alle relazioni affettive nell’educazione dei giovani.

Normativa vigente e principali novità

Il 15 ottobre scorso, l’emendamento 1.41 dell’articolo 1 ha stabilito che attività didattiche, progettuali o altre legate alla sessualità siano escluse nelle fasce dell’infanzia e della primaria, fatta eccezione per le indicazioni nazionali. Per le scuole secondarie di secondo grado, invece, è richiesto il consenso scritto dei genitori sui corsi e sulle figure esterne coinvolte in tema di sessualità. Questa normativa mira a rafforzare il ruolo della famiglia e limitare l’intervento di soggetti esterni nelle fasce più giovani.

Stato dell’iter legislativo e sviluppi recenti

Attualmente, il Ddl in questione è in fase di esame presso la Commissione Cultura della Camera. Essendo di iniziativa governativa, non presenta scadenze immediate, ma le audizioni sono concluse e si prevede una prosecuzione dell’iter nel prossimo mese di novembre. Sono in corso di valutazione diverse proposte e approfondimenti legislativi per integrare o modificare il quadro normativo.

Proposte parlamentari e iniziative formative

  • Ddl in Senato e in discussione: propone di aumentare di un’ora l’insegnamento di educazione sentimentale, sessuale e affettiva, con l’obiettivo di promuovere la parità di genere, l’empatia e la prevenzione di stereotipi. Include anche corsi di formazione obbligatori per tutto il personale scolastico.
  • Proposta dell’opposizione (Ddl 943): prevede l’insegnamento obbligatorio di educazione sessuale e affettiva, con contenuti integrati nel curriculum scolastico.
  • Progetti e iniziative del Governo: dopo il tragico episodio di Giulia Cecchettin, il ministro Giuseppe Valditara ha promosso il progetto "Educare alle relazioni", che prevede moduli facoltativi di riflessione di 30 ore sulla parità di genere e le relazioni sane. Sono state anche approvate nuove Linee guida per l’educazione civica, dedicate alla prevenzione della violenza e alla promozione del rispetto.

L’importanza e il ruolo dell’educazione all’affettività nelle scuole italiane

Le Indicazioni Nazionali per il primo ciclo, pubblicate nel 2025, sottolineano la necessità di un’educazione al rispetto e alle differenze di genere. Questa si realizza attraverso insegnamenti trasversali e multidisciplinari, puntando a sviluppare competenze come empatia, fiducia e gentilezza. Tuttavia, non si tratta di una materia specifica obbligatoria, bensì di un insieme di capacità che devono essere condivise tra diverse discipline.

Il posizionamento ufficiale del Ministero e il dibattito pubblico

Il Ministro Valditara ha espresso un’opinione critica circa l’efficacia dell’educazione sessuale come strumento di contrasto alla violenza di genere, sottolineando che alcuni Paesi del Nord Europa, pur avendo sistemi formativi avanzati, registrano tassi elevati di femminicidio e violenza. La sua strategia si concentra sulla promozione del rispetto e delle relazioni sane attraverso programmi facoltativi e azioni di educazione civica, senza rendere l’educazione sessuale obbligatoria in modo formale.

Confronto con altri Paesi europei: modelli e obbligatorietà

  • Svezia (dal 1955): l’educazione sessuale è parte integrante del curriculum scolastico, aggiornata periodicamente per affrontare tematiche di genere e uguaglianza.
  • Germania (dal 1968): comprende biologia, psicologia, società e diritti civili, con un approccio olistico alla sessualità.
  • Francia (dal 2001): programmi annuali di circa trenta ore che trattano aspetti biologici, sociali ed etici.
  • Regno Unito e Irlanda: l’educazione alle relazioni e alla sessualità è obbligatoria e strutturata fin dagli anni '70 e '90.
  • Finlandia (dagli anni '50): curricoli aggiornati nel 2014, che integrano aspetti fisici, emotivi e sociali.
  • Paesi Bassi (dal 2012): programmi precoci nelle scuole primarie, basati su un approccio pragmatico e comprensivo, adottando una prospettiva di genere e diritti.

Conclusioni: quale futuro per l’educazione sessuale in Italia?

La discussione sulla materia dedicata all’educazione sessuale e all’affettività rimane centrale nel panorama scolastico europeo. Se da un lato alcuni Paesi europei l’hanno resa obbligatoria e strutturata fin dall’inizio, l’Italia privilegia attualmente una strategia più progressiva e trasversale, focalizzata sulla promozione del rispetto e sulla prevenzione. Resta tuttavia aperto il dibattito sulla necessità di una disciplina specifica ecurricolare, che possa offrire agli studenti strumenti completi e condivisi sulla sessualità e le relazioni umane.

1. Perché in Italia ci sono divieti sui corsi di educazione sessuale esterni fino alle medie? +

Questi divieti sono stati introdotti per rafforzare il ruolo della famiglia e limitare l’intervento di figure esterne in età precoce, in accordo con le recenti normative che mirano a proteggere i giovani e rispettare le sensibilità culturali e religiose presenti nel paese.


2. È davvero necessario introdurre una materia di educazione sessuale a parte nelle scuole italiane? +

Molti esperti sostengono che un’educazione specifica alla sessualità può fornire strumenti fondamentali per la prevenzione e il rispetto, ma al contempo si preferisce integrarli in attività trasversali, per rispettare le diversità e favorire un approccio più graduale e contestualizzato.


3. Qual è la differenza tra il modello italiano e quelli di altri Paesi europei riguardo all’educazione sessuale? +

Mentre molti Paesi europei integrano l’educazione sessuale come materia obbligatoria fin dalla scuola dell'infanzia, in Italia si preferisce un approccio più graduale e trasversale, focalizzato su valori come il rispetto e l’empatia, senza rendere questa disciplina obbligatoria in modo formale.


4. Quali sono i rischi di non avere un curricula specifico dedicato all’educazione sessuale? +

La mancanza di una disciplina dedicata può portare a una preparazione frammentaria, rischiando di lasciare gli studenti senza strumenti chiari per affrontare tematiche complesse come le relazioni, la sicurezza e il rispetto reciproco, elementi fondamentali per prevenire fenomeni di violenza e discriminazione.


5. Cos’è la linea di Valditara rispetto all’educazione sessuale? +

Il Ministro Valditara enfatizza l’importanza di promuovere il rispetto e le relazioni sane attraverso programmi facoltativi e azioni di educazione civica, ritenendo che l’educazione sessuale non debba essere obbligatoria in modo formale, ma supportata da iniziative di sensibilizzazione più ampie.


6. Come affrontano l’educazione sessuale altri Paesi come Svezia, Germania o Francia? +

Questi Paesi hanno integrato l’educazione sessuale come parte obbligatoria e strutturata nei curricula, con programmi periodici, approcci multidisciplinari e un forte focus su diritti, uguaglianza e rispetto, spesso coinvolgendo anche le famiglie e la comunità scolastica in modo sistematico.


7. Quali sono le proposte recenti per migliorare l’educazione sessuale in Italia? +

Tra le proposte vi sono l’aumento delle ore dedicate all’educazione affettiva, l’introduzione di corsi di formazione obbligatori per il personale scolastico e l’integrazione di moduli di riflessione sulla parità di genere e rispetto, con un forte coinvolgimento delle famiglie e della società civile.


8. È possibile educare al rispetto e alle differenze senza una materia specifica? +

Sì, attraverso approcci trasversali e multidisciplinari, insegnando valori come empatia, rispetto e solidarietà, integrati nelle varie materie, si può promuovere un’educazione all’affettività efficace senza una materia dedicata, anche se molti ritengono che una disciplina specifica possa rafforzare questo percorso.


9. Qual è il ruolo della famiglia nell’educazione sessuale dei giovani in Italia? +

La famiglia ha un ruolo centrale nell’educazione a partire dal contesto familiare, che può integrare e rafforzare le informazioni fornite a scuola, offrendo un ambiente di dialogo e valori condivisi fondamentali per una formazione completa e rispettosa delle scelte personali.


10. Come può evolversi l’educazione sessuale in Italia nel futuro? +

Potrebbe evolversi verso modelli più strutturati e obbligatori, con un curriculo integrato, combinando interventi formali e attività extrascolastiche, per garantire ai giovani strumenti completi, rispettosi delle diversità e in linea con le standard europei, promuovendo così una società più consapevole e rispettosa delle differenze.

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