Contesto e rilevazioni sui bisogni di competenze AI nel panorama imprenditoriale italiano
Nel 2024, le imprese italiane stanno attraversando una fase di profonda trasformazione digitale, evidenziata dall’aumento della domanda di lavoratori qualificati in Intelligenza Artificiale (IA). Secondo i dati raccolti dalla ricerca "I pionieri dell’IA" condotta dall’Ufficio studi di Confartigianato, si prevede un fabbisogno di circa 686.000 nuove figure professionali con competenze collegate all’AI, pari al 12,4% del totale dei posti di lavoro richiesti dal mercato digitale emergente.
Diffusione e tendenze dell’adozione dell’AI tra le imprese italiane
Attualmente, oltre 181.000 imprese con dipendenti hanno già integrato tecnologie di IA nei loro processi operativi, rappresentando circa l’11,4% del totale delle aziende nei settori non agricoli. Sebbene questa diffusione sia ancora a uno stadio iniziale, i dati mostrano un trend di crescita, con maggior coinvolgimento nelle aree più digitalizzate e innovative.
Settori all’avanguardia nell’implementazione dell’IA
- Servizi informatici e telecomunicazioni: 33,4%
- Finanza e assicurazioni: 24,7%
- Servizi avanzati alle imprese: 22,0%
In ambito manifatturiero, l’introduzione dell’IA si concentra prevalentemente in comparti altamente tecnologici come chimica, farmaceutica e dispositivi medici, con percentuali che superano il 14%. Al contrario, settori meno digitalizzati come legno, mobile e ceramica presentano tassi di adozione inferiori al 10%, indicando uno sviluppo ancora in fase iniziale.
Profili territoriali e caratteristiche delle imprese pionieristiche
Del totale delle 181.652 aziende attive nell’uso dell’IA, circa 35.000 sono imprese artigiane, che costituiscono il 19,3% del totale. La distribuzione regionale mostra le quote più elevate in Marche (27,5%), Veneto (24%), Sardegna (23,4%), Bolzano (23,3%), Emilia-Romagna e Toscana (entrambe al 23,1%). Queste realtà, spesso di piccole dimensioni, dimostrano una forte capacità di innovazione, anche grazie all’integrazione delle tecnologie digitali con sistemi di produzione tradizionali.
Le principali zone di diffusione territoriale delle imprese pionieristiche
Le regioni con il maggior numero di imprese che adottano l’IA sono:
- Lombardia: 32.080 imprese
- Lazio: 17.669 imprese
- Campania: 17.221 imprese
- Veneto: 15.507 imprese
- Emilia-Romagna: 13.649 imprese
La maggioranza di queste aziende è costituita da micro e piccole realtà, con circa 177.887 imprese di dimensioni ridotte, sottolineando che l’adozione di tecnologie di IA sta coinvolgendo anche realtà meno strutturate e di piccole dimensioni.
Applicazioni pratiche dell’Intelligenza Artificiale nelle imprese italiane
- Cybersicurezza: 22,1%
- Analisi documentale: 18,3%
- Gestione delle relazioni con i clienti (CRM): 14,9%
Tra i processi interni più interessanti, rientrano:
- Gestione economico-finanziaria: 41,9%
- Marketing e e-commerce: 35,4%
Il mercato del lavoro: le competenze richieste e le sfide di reperimento
Il 13,1% delle imprese italiane ha già inserito o sta pensando di assumere personale con competenze specializzate in tecnologie di IA. Si prevede la creazione di circa 686.000 posti di lavoro nel prossimo futuro, inseriti in un contesto di forte richiesta di profili digitali avanzati.
Tuttavia, un problema emergente riguarda la difficoltà di reperire queste figure professionali, soprattutto in regioni come Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Toscana, dove la domanda supera le capacità formative del mercato locale.
Formazione digitale e atteggiamenti degli imprenditori
Circa il 34% degli imprenditori italiani si considera poco esperto nell’utilizzo di strumenti digitali, e più di metà delle aziende non ha ancora le competenze necessarie per integrare l’IA nei propri processi produttivi. Solo il 15,6% degli intervistati ritiene che l’IA possa apportare benefici concreti al proprio modello di business, indicando il livello di consapevolezza ancora emergente nel tessuto imprenditoriale nazionale.
Nel 2024, si prevede un fabbisogno di circa 686.000 nuove figure professionali con competenze collegate all’Intelligenza Artificiale, rappresentando il 12,4% dei posti di lavoro richiesti dal mercato digitale emergente in Italia.
Le imprese italiane stanno adottando l’AI per migliorare l’efficienza, innovare i processi e rimanere competitive sul mercato globale, creando così una crescente domanda di professionisti qualificati in questo settore.
I settori più avanzati nell’implementazione dell’AI in Italia sono i servizi informatici e telecomunicazioni, la finanza e assicurazioni, e i servizi avanzati alle imprese, con percentuali di adozione che superano il 20%.
Le regioni con il maggior numero di imprese che adottano l’AI sono Lombardia, Lazio, Campania, Veneto ed Emilia-Romagna, con la Lombardia che guida la classifica con oltre 32.000 aziende.
Le principali applicazioni comprendono la cybersicurezza, l’analisi documentale e la gestione delle relazioni con i clienti (CRM), oltre a processi interni come la gestione economico-finanziaria e il marketing digitale.
Le principali difficoltà riguardano la scarsità di figure specializzate nel mercato locale e la difficoltà di reperire competenze avanzate, soprattutto in regioni come Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Toscana.
Solo il 15,6% degli imprenditori italiani ritiene che l’IA possa apportare benefici concreti al proprio modello di business, indicando ancora un alto livello di ignorance o cautela nel tessuto imprenditoriale nazionale.
Le regioni più attive sono Lombardia, Lazio, Campania, Veneto ed Emilia-Romagna, con rispettivamente oltre 32.000, 17.600, 17.200, 15.500 e 13.600 imprese adottanti l’AI.
Le aziende stanno investendo in formazione digitale, aggiornando le competenze dei propri dipendenti e collaborando con istituzioni formative per colmare il gap di competenze in AI, anche grazie a incentivi e politiche di innovazione.
L’Italia potrebbe rafforzare le politiche di formazione professionale, incentivare le collaborazioni tra università e imprese, e promuovere programmi di riqualificazione per trasferire competenze digitali avanzate, riducendo così il gap tra domanda e offerta.