La posizione della comunità pedagogica italiana e il dibattito attuale
La Associazione Pedagogisti Italiani (APEI), rappresentante ufficiale di professionisti specializzati nell’ambito educativo, ha recentemente espresso una forte critica alla posizione del Governo riguardo alle figure professionali coinvolte nell’educazione sessuale nelle scuole. La lettera aperta, firmata dal presidente Alessandro Prisciandaro, ha acceso una discussione di rilevanza nazionale sul ruolo dei pedagogisti e sulla formazione scolastica in materia di educazione affettiva.
Le dichiarazioni del Ministro Valditara e il punto di vista pedagogico
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha affermato ufficialmente che "le lezioni di educazione sessuale devono essere affidate a professionisti seri: psicologi, medici, universitari". Tale dichiarazione ha suscitato molte critiche poiché prevede un’esclusione degli educatori pedagogici e degli educatori socio-pedagogici, riconosciuti dalla legge come figure centrali nel settore dell’educazione. Secondo la legge 205/2017 e la legge 55/2024, questi professionisti possiedono competenze fondamentali per supportare lo sviluppo dei giovani nelle rispettive fasi di crescita.
Il ruolo dei pedagogisti: educare, non curare
La lettera di APEI sottolinea con forza che l’educazione sessuale non è un ambito clinico o sanitario, ma pedagogico: un processo volto a favorire lo sviluppo emotivo, relazionale e sociale degli studenti.
"L’educazione sessuale è un fatto pedagogico, non clinico. Appartiene alla sfera della crescita, dello sviluppo umano, della relazione educativa e sociale — non a quella della patologia o del trattamento."
Ignorare il contributo dei pedagogisti rischia di svalutare un ruolo storico e fondamentale che opera da decenni in scuole, servizi educativi e culturali. Questi professionisti supportano insegnanti e famiglie nelle pratiche educative rivolte alla crescita sana dei giovani.
Richieste di riconoscimento e partecipazione attiva
- Riconoscimento ufficiale del ruolo pedagogico nei programmi di educazione affettiva e sessuale;
- Avvio di un tavolo tecnico di confronto tra istituzioni e professionisti;
- Sviluppo di un modello educativo che consideri la scuola come spazio di formazione umana e relazionale.
La categoria dei pedagogisti afferma che "escludere i pedagogisti dall’educazione sessuale è come escludere i medici dalla sanità". Questa analogia mette in evidenza la contraddizione tra le competenze specializzate e le affermazioni di chi vorrebbe limitare il ruolo pedagogico a settori più ristretti.
La revisione normativa: un passo verso un'educazione equilibrata
In chiusura, APEI insiste sulla necessità di una revisione delle normative nazionali, affinché la scuola possa mantenere il suo ruolo di spazio pedagogico e formativo. Una normativa aggiornata eviterebbe di trasformare le classi in ambienti esclusivamente clinici o accademici, valorizzando la dimensione umana e relazionale dell’educazione sessuale come componente fondamentale del percorso formativo dei giovani.
Domande frequenti sulla figura dei pedagogisti e l'educazione sessuale scolastica
La ministra Valditara ha affermato che l'educazione sessuale dovrebbe essere affidata a professionisti come psicologi, medici o universitari, escludendo così i pedagogisti. Tuttavia, questa esclusione deriva da una visione limitata del ruolo pedagogico, che invece mira a promuovere lo sviluppo emotivo e relazionale degli studenti, riconoscendo la pedagogia come componente essenziale dell'educazione.
Secondo l’APEI, i pedagogisti svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere un’educazione sessuale pedagogica, focalizzata sullo sviluppo emotivo, relazionale e sociale degli studenti. La loro competenza si concentra sul supporto alla crescita sana, non su aspetti clinici o sanitari.
L’educazione sessuale pedagogica si concentra sullo sviluppo emotivo, relazionale e culturale degli studenti, promuovendo una crescita consapevole e rispettosa. Al contrario, quella clinica o medica ha un approccio più orientato alla diagnosi, cura e trattamento di eventuali problematiche fisiologiche o psicologiche.
Una revisione normativa che riconosca ufficialmente il ruolo dei pedagogisti e favorisca il confronto tra istituzioni e professionisti permetterebbe di sviluppare programmi più completi ed equilibrati, valorizzando gli aspetti pedagogici e relazionali dell’educazione sessuale.
L’esclusione può portare a programmi meno inclusivi, privi di un’approccio pedagogico integrato, e rischia di svalutare il ruolo di professionisti esperti nello sviluppo emotivo e relazionale, cruciali per un’educazione completa e equilibrata.
I pedagogisti possiedono competenze in sviluppo evolutivo, comunicazione educativa, gestione delle dinamiche relazionali e promozione di valori di rispetto e inclusione, elementi fondamentali per un’educazione sessuale pedagogica efficace.
Includendo i pedagogisti nel team educativo e riconoscendo formalmente il loro ruolo nei programmi, la scuola può creare un percorso formativo più completo, centrato sulla crescita umana e relazionale degli studenti.
Trasformare l’educazione sessuale in un ambito esclusivamente sanitario può limitare la sua natura pedagogica, riducendo l’importanza degli aspetti relazionali, culturali e emotivi fondamentali per lo sviluppo integrale dei giovani.
L’APEI suggerisce di riconoscere ufficialmente il ruolo dei pedagogisti, promuovere tavoli tecnici di confronto tra istituzioni e professionisti, e sviluppare modelli educativi centrati sulla formazione umana e relazionale, affinché l’educazione sessuale sia più equilibrata e completa.