didattica
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Schettini: “Tecnologia in classe? Non uso più niente, zero. Sono tornato alla carta” — approfondimento e guida

Uomo che confronta documenti cartacei con informazioni su un laptop, simbolo del ritorno alla carta nell'istruzione come Schettini.

Chiarimenti sulla posizione di Vincenzo Schettini, dirigente scolastico di Castellana, riguardo all’uso della tecnologia in aula: dall’introduzione iniziale al suo successivo abbandono, dimostrando come il suo approccio sia cambiato nel tempo. Questa evoluzione si è verificata negli ultimi anni, in contesti scolastici italiani, evidenziando una critica ai metodi digitali e alla loro efficacia.

  • La sperimentazione iniziale della tecnologia nelle scuole e le aspettative
  • Il fallimento e il ritorno alla didattica tradizionale con carta
  • La posizione critica attuale di Schettini sull’uso del digitale
  • Importanza di educazione digitale e libertà metodologica

La prima fase: l’introduzione della tecnologia nelle scuole

Nel corso degli anni successivi, tuttavia, si è verificata una evoluzione nel modo in cui vengono percepite e utilizzate le tecnologie nelle scuole. La testimonianza più significativa di questa trasformazione è rappresentata dalle parole di Schettini stesso, che ha recentemente dichiarato: “Tecnologia in classe? Non uso più niente, zero. Sono tornato alla carta”. Questa affermazione riflette un ripensamento rispetto all’uso intensivo di strumenti digitali, mettendo in luce le criticità e le sfide che molte istituzioni scolastiche hanno affrontato nel tentativo di integrare la tecnologia nel processo didattico. La fase iniziale di entusiasmo e sperimentazione ha lasciato spazio a una maggiore consapevolezza delle limitazioni di alcuni strumenti e alla necessità di approcci più equilibrati. È emerso, quindi, che l’adozione indiscriminata di dispositivi digitali non garantisce di per sé un miglioramento dell’apprendimento, spesso richiedendo una riflessione critica sull’effettiva efficacia delle tecnologie adottate. Inoltre, alcuni docenti e studenti hanno evidenziato che l’uso esclusivo della carta permette una maggiore concentrazione, una miglior comprensione e una memorizzazione più efficace delle nozioni, rispetto a una dipendenza esclusiva dal digitale. Questo ritorno alle basi ha portato a un rinnovato interesse per metodologie più tradizionali, accompagnato dall’idea che la tecnologia possa essere uno strumento complementare e non sostitutivo delle tecniche didattiche più consolidate.

I benefici e le aspettative della digitalizzazione scolastica

Le aspettative circondavano la possibilità di migliorare l’apprendimento, rendendo le lezioni più dinamiche e accessibili. La possibilità di usare mappe concettuali e app educative sembrava una strada percorribile per stimolare i giovani e renderli più coinvolti. Schettini e altri dirigenti vedevano nella tecnologia un mezzo per superare le barriere tradizionali e favorire un approccio più interattivo, credendo che l’efficacia degli strumenti digitali potesse portare a una vera rivoluzione pedagogica.

Il cambio di rotta: l’amara realtà e il ritorno alla carta

Dopo qualche anno, l’esperienza si rivelò meno positiva di quanto sperato. Schettini spiegò: “Non mi ci è voluto molto tempo per capire che quei ragazzi di 14 anni avrebbero usato i dispositivi per fare altro”. L’osservazione mette in evidenza come la reale interazione con gli strumenti digitali spesso si discosti dalle finalità didattiche, trasformandosi in distrazioni o utilizzo superficiale. L’amara conclusione è che la tecnologia, senza una strategia educativa adeguata, rischia di essere poco efficace. Alcuni anni dopo, Schettini ha dichiarato di aver abbandonato definitivamente l’uso di strumenti digitali in classe: “Zero, non uso più niente in classe, sono tornato alla carta.”. L’unica eccezione, simbolica più che funzionale, riguarda il monitor usato accanto alla lavagna tradizionale, come richiamo simbolico a un metodo più semplice e meno invasivo.

Le ragioni della riflessione critica

Il cambiamento di opinione di Schettini deriva da una serie di considerazioni:
In primo luogo, l’esperienza ha svelato una distanza tra aspettative e realtà. Secondo il dirigente, gli studenti sono già immersi nel digitale e non hanno bisogno di ulteriori strumenti in classe, dove i dispositivi rischiano di diventare distrazioni. Inoltre, egli sottolinea che l’utilizzo della tecnologia deve essere più consapevole e strutturato, piuttosto che imposto come un obbligo. Schettini critica l’approccio passivo e suggerisce la promozione di una maggior educazione digitale e di un uso più maturo degli strumenti.

Una critica all’approccio passivo e la proposta di alternative

Schettini evidenzia che il problema non risiede nel digitale in sé, ma in come viene utilizzato. La scuola, secondo lui, deve evitare di imitare le dinamiche di un mondo già troppo dominato dalla tecnologia, proponendo invece un percorso più critico e consapevole. La didattica dovrebbe favorire l’autonomia e l’interazione attiva, evitando di fidelizzare gli studenti a modalità passive e talvolta inutili.

Riflessioni sulla libertà pedagogica dell’insegnante

Un aspetto centrale del pensiero di Schettini riguarda la libertà dei docenti di scegliere le metodologie di insegnamento. Egli sostiene: “Ogni insegnante ha una sua personalità didattica che non dovrebbe essere soffocata da nessuna metodologia, nemmeno dal digitale”. Per lui, la tecnologia può facilmente diventare uno strumento prescrittivo, che limita la libertà di innovare e di adattare l’approccio alle esigenze specifiche degli studenti. La sua scelta di abbandonare gli strumenti digitali si configura come una riaffermazione dell’autonomia pedagogica, preferendo metodi più consolidati e meno invasivi.

Conclusioni sul cambiamento di prospettiva

Questa prospettiva rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla tendenza dominante di integrare sempre più strumenti digitali nelle aule. Schettini sottolinea che, seppur la tecnologia offra numerosi vantaggi, non deve sovrapporsi o sostituire totalmente i metodi tradizionali, come l'uso della carta, che favoriscono un apprendimento più approfondito e riflessivo. La sua scelta di tornare alla carta dimostra che un approccio equilibrato, dove la tecnologia è utilizzata con moderazione e consapevolezza, può contribuire a creare un ambiente scolastico più autonomo e centrato sulle reali esigenze degli studenti. Inoltre, questa riflessione invita insegnanti e policy maker a rivalutare l’effettivo valore degli strumenti digitali, evitando di lasciarsi travolgere dalla tentazione di digitalizzare tutto, mantenendo invece un focus sulla qualità dell’insegnamento e sullo sviluppo di competenze critiche e analitiche. In conclusione, un cambio di prospettiva come quello proposto da Schettini può favorire una scuola più equilibrata, che valorizza sia le metodologie tradizionali sia le innovazioni tecnologiche, in modo da rispondere alle sfide del mondo contemporaneo senza perdere di vista l’importanza dell’apprendimento critico e consapevole.

FAQs
Schettini: “Tecnologia in classe? Non uso più niente, zero. Sono tornato alla carta” — approfondimento e guida

Perché Vincenzo Schettini ha deciso di abbandonare l’uso della tecnologia in classe? +

Schettini ha riconosciuto che l'uso eccessivo di strumenti digitali crea distrazioni e non garantisce un miglioramento dell’apprendimento, preferendo tornare alle metodologie tradizionali come la carta.

Quali criticità ha evidenziato Schettini nell'uso della tecnologia in aula? +

Ha sottolineato che la tecnologia spesso porta a distrazioni, utilizzo superficiale e non favorisce un apprendimento più approfondito, evidenziando una distanza tra aspettative e realtà.

Quando Schettini ha dichiarato di aver smesso di usare strumenti digitali in classe? +

Ha dichiarato di aver abbandonato definitivamente l’uso dei digitali nel suo contesto scolastico, affermando: “Zero, non uso più niente in classe, sono tornato alla carta”.

Qual è la posizione di Schettini sull’importanza dell’educazione digitale? +

Schettini sostiene che l’educazione digitale deve essere strutturata e consapevole, evitando approcci passivi e promuovendo l’autonomia degli studenti.

Quali sono le ragioni del ritorno alla carta secondo Schettini? +

Il ritorno alla carta è motivato dal fatto che questa favorisce maggiore concentrazione, comprensione e memorizzazione rispetto all’uso esclusivo del digitale.

Cosa pensa Schettini del ruolo delle metodologie tradizionali rispetto a quelle digitali? +

Schettini ritiene che le metodologie tradizionali come l’uso della carta siano più efficaci per un apprendimento approfondito e riflessivo, da preferire rispetto a un'adozione strumentale e superficiale del digitale.

Quale è la posizione di Schettini sulla libertà pedagogica degli insegnanti? +

Sostiene che ogni insegnante dovrebbe mantenere la propria personalità didattica senza essere soffocato da metodologie obbligatorie, incluso il digitale, favorendo l’autonomia pedagogica.

In che modo Schettini invita a una scuola più equilibrata tra tradizione e innovazione? +

Fedele a un approccio equilibrato, Schettini suggerisce di usare la tecnologia con moderazione e consapevolezza, senza sostituire completamente le metodologie tradizionali come la carta.

Qual è il messaggio principale di Schettini riguardo alla tecnologia in classe? +

Il suo messaggio è che la tecnologia dovrebbe essere uno strumento complementare e non sostitutivo dei metodi tradizionali, favorendo un apprendimento critico e riflessivo.

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