Il fenomeno dello sharenting e le sue implicazioni
Lo sharenting rappresenta la pratica di condividere regolarmente contenuti riguardanti i propri figli sui social network. Questo termine nasce dalla fusione delle parole inglesi "share" (condividere) e "parenting" (genitorialità). Motivato dall’affetto e dal desiderio di coinvolgere amici e parenti, spesso questa abitudine può nascondere rischi che i genitori non sempre considerano a fondo.
Le motivazioni e i pericoli dello sharenting
Molti genitori condividono foto e video dei propri figli per mostrare momenti speciali o per connettersi con una comunità più ampia. Tuttavia, questa esposizione può portare a conseguenze indesiderate, come la creazione di un’identità digitale precoce e non sotto il controllo del minore. La pubblicazione di immagini senza il consenso dei bambini può influire sulla loro futura percezione di sé e sulla privacy.
Inoltre, i contenuti condivisi possono essere scaricati, riutilizzati e diffusi a scopo illecito, aumentandone il rischio di sfruttamento o di utilizzi non autorizzati. La diffusione di immagini e dati sensibili richiede un'attenzione particolare, specialmente considerando le fragilità dei minori coinvolti.
Impatto della condivisione di immagini sulla privacy dei bambini
Le immagini condivise online possono rivelare molte più informazioni di quanto si immagini: volto, nome, età, luoghi frequentati e anche dati geografici. Quando questi elementi vengono combinati, si ottiene un quadro dettagliato della vita del minore, facilmente rintracciabile anche molti mesi dopo la pubblicazione. Questo scenario può compromettere la privacy futura e la libertà di scelta del bambino, che potrebbe non apprezzare di essere stato “raccontato” tramite foto e video senza il suo consenso.
I rischi legati all’uso improprio dei contenuti condivisi
- Diffusione non autorizzata e cybercriminalità
- Possibilità di utilizzo per scopi illeciti, come lo sfruttamento
- Coinvolgimento involontario in atti di cyberbullismo
Come proteggere i propri figli durante la condivisione online
Per minimizzare i rischi associati allo sharenting, i genitori possono adottare alcune pratiche di sicurezza, tra cui:
- Rendere irriconoscibile il volto del bambino: con strumenti grafici come pixellature o maschere
- Utilizzare emoji o altri elementi grafici per coprire il volto
- Limitare la condivisione a un pubblico ristretto e affidabile, evitando di inviare contenuti a sconosciuti tramite app di messaggistica
- Attenersi alle impostazioni sulla privacy dei social media e leggere le informative sui dati personali
- Evitate di creare account dedicati esclusivamente al minore, anche temporanei
Ogni contenuto condiviso si trasforma in una traccia digitale, quindi è fondamentale riflettere attentamente su cosa si pubblica e chi può accedervi, ora e in futuro.
Suggerimenti ufficiali del Garante della Privacy per i genitori
Per un approfondimento pratico e autorevole sulle modalità di condivisione sicura e rispettosa della privacy dei figli, i genitori possono consultare la pagina ufficiale del Garante per la privacy. Qui sono disponibili risorse, linee guida e raccomandazioni per tutelare la vita digitale dei bambini e prevenire rischi di esposizione eccessiva o inappropriata.
Domande frequenti sull'impatto dello sharenting e i consigli del Garante della Privacy
Lo sharenting è la pratica di condividere regolarmente contenuti e immagini dei propri figli sui social network. Conoscere questo fenomeno è fondamentale perché, sebbene motivato dall’affetto, può comportare rischi per la privacy e la sicurezza dei minori coinvolti, specialmente se la condivisione viene fatta senza adeguate precauzioni.
I principali rischi includono la creazione di un'identità digitale precoce, l'esposizione a commenti indesiderati, il furto di immagini, l'uso illecito dei contenuti e l'eventualità di cyberbullismo. Questi rischi possono influire sulla privacy e sulla percezione di sé dei bambini nel lungo termine.
Condividere foto e dati personali può rivelare dettagli come volto, nome, età o luoghi frequentati, che, combinati, permettono di costruire un profilo dettagliato del minore. Tali informazioni possono essere facilmente ricercate anche mesi dopo la pubblicazione, compromettendo la privacy futura e la libertà di scelta del bambino.
Il Garante suggerisce di rendere irriconoscibile il volto del bambino attraverso strumenti grafici, usare emoji, limitare la condivisione a un pubblico ristretto, rispettare le impostazioni sulla privacy dei social media e evitare di creare account dedicati esclusivamente ai minori. Queste pratiche aiutano a ridurre i rischi legati alla diffusione dei contenuti.
L’uso illecito dei contenuti condivisi può portare a sfruttamento, cybercriminalità e cyberbullismo. La diffusione non autorizzata dei materiali può esporre i bambini a rischi di manipolazione o di essere coinvolti in situazioni pericolose senza il consenso dei genitori.
Per proteggere i figli, è consigliabile utilizzare strumenti di censura, impostare la condivisione solo con un gruppo ristretto di persone di fiducia e rispettare le regole sulla privacy dei social media. In questo modo, si preservano ricordi preziosi riducendo i rischi di esposizione eccessiva.
È opportuno oscurare i volti, evitare di condividere dati personali sensibili, mantenere le impostazioni di privacy attive, e riflettere attentamente prima di pubblicare qualsiasi contenuto, considerandone la diffusione futura e l’utilizzo possibile da parte di terzi.
Seguire le linee guida del Garante aiuta a garantire che la condivisione online avvenga in modo responsabile e rispettoso della privacy dei bambini, prevenendo rischi legati all’esposizione eccessiva e tutelando il loro diritto alla privacy fin dalla tenera età.
Coinvolgere i bambini nella gestione della loro immagine digitale, spiegando loro i rischi e insegnando pratiche di condivisione consapevole, aumenta la loro consapevolezza e autonomia, rafforzando la tutela della loro privacy e sicurezza fin da piccoli.
Un’eccessiva esposizione può compromettere la vita privata dei minori, rendendoli vulnerabili a rischi di manipolazione, cyberbullismo e sfruttamento anche in età adulta. Per questo motivo, è essenziale adottare comportamenti oculati fin dai primi anni.