Il percorso di Deborah: dagli ostacoli alle conquiste accademiche
Deborah, giovane siciliana di 24 anni, ha affrontato con coraggio e tenacia il suo cammino accademico, conseguendo la laurea in Infermieristica presso l’Università Sapienza di Roma. La sua storia è un esempio di come la volontà, unita a un adeguato supporto, possa superare le sfide dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
Le sfide legate ai DSA e il sostegno ricevuto
Durante tutto il percorso scolastico e universitario, Deborah ha dovuto convivere con le difficoltà dei DSA, come la dislessia e altre specificità cognitive. Ricorda con nostalgia i momenti in cui i compagni con bisogni educativi speciali erano definiti ironicamente “i 6 dislessici”, e i docenti che, con mani veloci, cancellavano in fretta la lavagna per non rallentare la classe. La presenza di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) è stato fondamentale nel suo percorso, sia a scuola che all’università, per favorire l’apprendimento e la partecipazione attiva.
Il ruolo del supporto emotivo e pratico
Sua madre ha rappresentato per Deborah una risorsa essenziale: un supporto emotivo sempre presente e strumenti come mappe concettuali, sintesi vocali e strategie di studio alternative. Questi elementi hanno contribuito a rendere possibile il suo successo accademico.
La differenza tra scuola e università
- Scuola: presenza di Piani didattici personalizzati e adattamenti specifici.
- Università: strumenti di supporto come i tempi aggiuntivi e la suddivisione dei contenuti, con l’aiuto del servizio dedicato agli studenti con DSA.
Il ricordo delle esperienze e le lezioni apprese
Deborah ricorda le sfide quotidiane, come le lunghe lezioni e gli esami complessi, che avrebbe potuto superare solo grazie a una rete di persone informate e sensibili ai bisogni degli studenti con DSA. La presenza di tutor, docenti consapevoli e colleghi di supporto ha fatto la differenza, creando un ambiente più inclusivo e motivante.
La tesi di laurea e la spinta verso un cambiamento culturale
Nella sua tesi, intitolata “Soggetti DSA: studio per un approccio formativo-inclusivo”, Deborah ha raccolto storie di studenti in ambito infermieristico, evidenziando l’importanza di aumentare la consapevolezza sui DSA e di promuovere soluzioni sociali e pedagogiche anziché esclusivamente cliniche. Il suo obiettivo è contribuire a un nuovo paradigma di inclusione universitaria e lavorativa.
Normative e futuro: l’importanza del PDP anche in università
Sebbene la legge 170/2010 abbia riconosciuto ufficialmente i DSA in Italia, ancora molto rimane da fare. Deborah sottolinea la necessità di approvare il disegno di legge proposto dai senatori Occhiuto e Fallucchi, che mira a rendere obbligatorio il Piano Didattico Personalizzato anche all’università, affinché ogni studente con DSA possa avere pari opportunità di successo.
Gli obiettivi professionali e la speranza di un futuro inclusivo
La giovane laureata aspira a entrare nel mondo del lavoro, arrivando a valorizzare le proprie competenze e a far riconoscere la condizione di DSA come una risorsa, piuttosto che un ostacolo. La sua esperienza e il desiderio di cambiare mentalità rappresentano un esempio di come si possa contribuire a creare un ambiente più inclusivo per tutti.
Conclusioni: l’importanza di una cultura inclusiva e consapevole
La storia di Deborah dimostra che, grazie al supporto adeguato, a normative efficaci e a un atteggiamento aperto, le persone con DSA possono raggiungere grandi traguardi accademici e professionali. Promuovere una cultura dell’inclusione e sensibilizzare la comunità educativa e lavorativa sono passi fondamentali per costruire un futuro più equo e solidale.
Per laurearsi con DSA, è fondamentale disporre di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che adatti le modalità di studio e di esame alle esigenze dello studente. Supporti come tempi supplementari, strumenti di sintesi e strategie personalizzate, insieme a un costante supporto emotivo e pratico, sono essenziali per superare le sfide accademiche e raggiungere il successo.
Gli studenti con DSA spesso affrontano lunghe ore di lezione, esami complessi e il rapporto con le risorse e le tempistiche universitarie. La mancanza di supporto specifico può aumentare il senso di isolamento, rendendo più difficile la partecipazione attiva e il raggiungimento degli obiettivi accademici.
Deborah sottolinea che, così come a scuola, anche all’università il PDP rappresenta uno strumento imprescindibile per garantire pari opportunità di successo. Un piano personalizzato permette di adattare gli strumenti, le tempistiche e le metodologie di studio alle specifiche esigenze dello studente con DSA, promuovendo inclusione e autonomia.
Strumenti come mappe concettuali, sintesi vocali, software di scansione e sintesi vocale, tempi aggiuntivi per gli esami e materiali suddivisi in unità più piccole sono fondamentali. Inoltre, il supporto di tutor e il coinvolgimento di docenti sensibili ai bisogni specifici contribuiscono a creare un ambiente di studio più inclusivo.
Deborah ricorda quei momenti in cui i compagni erano definiti ironicamente “i 6 dislessici” e i docenti cancellavano frettolosamente la lavagna per non rallentare il ritmo della classe. Tuttavia, queste esperienze hanno rafforzato la sua determinazione e la consapevolezza dell’importanza di un supporto adeguato e di un cambio culturale nel mondo dell’istruzione.
Nella sua tesi, Deborah mira a promuovere un approccio formativo-inclusivo, evidenziando storie di studenti e proponendo soluzioni sociali e pedagogiche rivolte a migliorare la consapevolezza sui DSA, creando un nuovo paradigma di inclusione sia a livello universitario che nel mondo del lavoro.
La legge 170/2010 riconosce ufficialmente i DSA e promuove strumenti di supporto. Tuttavia, Deborah evidenzia la necessità di approvare ulteriori disegni di legge, come quello proposto dai senatori Occhiuto e Fallucchi, che renderebbero obbligatorio il PDP anche all’università, affinché venga garantita una piena inclusione e pari opportunità di successo a tutti gli studenti.
Deborah desidera entrare nel mondo del lavoro, valorizzando le proprie competenze e facendo diventare la condizione di DSA una risorsa. La sua speranza è contribuire a creare ambienti più inclusivi, sensibilizzando e promuovendo un cambiamento culturale che riconosca il valore di ogni differenza.
Promuovere una cultura dell’inclusione è fondamentale per abbattere stigmi e barriere, creando ambienti di apprendimento e lavoro più equi, dove le persone con DSA possano esprimere il loro pieno potenziale. Deborah crede che, grazie a una maggiore consapevolezza e supporto, si possano ottenere grandi risultati a livello sociale e culturale.
La testimonianza di Deborah dimostra che, con il giusto supporto e una rete di persone consapevoli, è possibile superare ostacoli apparentemente insormontabili. La sua storia ispira a non arrendersi, a valorizzare le proprie capacità e a impegnarsi per un futuro più inclusivo, sia nel campo accademico che professionale.